UMBERTO
GALIMBERTI: LA NOSTRA SOCIETA' AD ALTO TASSO DI PSICOPATIA NON
E' ADATTA A FARE FIGLI

Foto di redcargurl/flickr
Se
nei primi tre anni di vita i bambini non sono accuditi e ascoltati
nel modo giusto rischiano di diventare degli analfabeti emotivi,
privi di orientamento. A lanciare l'allarme è il professore
di Filosofia della Storia all'Università Ca'Foscari di Venezia.
Che aggiunge: per arrivare alla testa dei ragazzi bisogna prima
conquistare il loro cuore
Di Monica Onore
Umberto
Galimberti
Umberto Galimberti, lombardo classe 1942, è uno dei più noti
filosofi italiani. Professore ordinario all’università Ca’ Foscari
di Venezia, dove è titolare della cattedra di Filosofia della
Storia, è un profondo e acuto osservatore della nostra società:
mette al centro della sua indagine il rapporto tra l’uomo occidentale
e la tecnica, luogo della razionalità assoluta che non lascia
spazio alle pulsioni e passioni. Sull’educazione dei giovani
in particolare, sull’empatia e le emozioni che li attraversano
è diretto e schietto. I giovani soffrono di una sorta di analfabetismo
emotivo. I sentimenti, infatti, non sono una dote naturale e
non si trasmettono geneticamente. I sentimenti si apprendono:
e soltanto attraverso la costruzione di mappe emotive si possono
costruire relazioni e legami. Le mappe emotive si formano attraverso
la cura che i bambini ricevono nei primi tre anni di vita e
servono a sentire il mondo e a reagire agli eventi in modo proporzionato.
Cosa
intende per “mappe emotive”?
Mi riferisco alla dimensione emotivo, sentimentale di un
individuo. Se nei primi tre anni di vita i bambini non sono
seguiti, accuditi, ascoltati allora ci si trova di fronte ad
un misconoscimento che crea in loro la sensazione di non essere
interessanti, di non valere niente. Crescono così senza una
formazione delle mappe cognitive, rimanendo a un livello d’impulso.
Gli impulsi sono fisiologici, biologici, naturali. Il passo
successivo dovrebbe essere di passare dagli impulsi alle emozioni
ovvero a una forma più emancipata rispetto all’impulso. L’impulso
conosce il gesto, l’emozione conosce la risonanza emotiva di
quello che si compie e di quello che si vede. Poi si arriva
al sentimento che è una forma evoluta, perché non solo è una
faccenda emotiva, ma anche cognitiva. Il sentimento si apprende.
Le mamme comprendono i bambini che non parlano perché li amano.
Gli amanti, proprio perché si amano, si capiscano tra loro molto
più di quanto i loro discorsi non dicano e siano comprensibili
agli altri. Il sentimento è cognitivo e consente di percepire
il mondo esterno e gli altri in maniera adeguata, con capacità
di accoglienza e di risposta adeguate alle circostanze.
Dove
e quando si apprendono i sentimenti?
Dobbiamo convincerci che il sentimento non è una dote naturale,
è una dote che si acquisisce culturalmente. Gli antichi imparavano
i sentimenti attraverso le storie mitologiche. Se guardiamo
alla storia greca ci ritroviamo tutta la gamma dei sentimenti
possibili, Zeus il potere, Afrodite l’amore, Atena l’intelligenza,
Apollo la bellezza, etc. C’era tutta la fenomenologia dei sentimenti
umani. Noi invece li impariamo attraverso la letteratura, che
è il luogo dove si apprende che cosa sono il dolore, la noia,
l’amore, la disperazione, il suicidio, la passione, il romanticismo.
Ma se la letteratura non viene “frequentata” e i libri non vengono
letti, se la scuola disamora allora il sentimento non si forma.
E se la cultura non interviene, i ragazzi rimangono a livello
d’impulso o al massimo di emozione. Per questo sono convinto
che non tutte le società sono idonee a far figli.
La nostra non è idonea perché i genitori, per sopravvivere,
devono lavorare in due e quindi il tempo per la cura dei figli
non c’è. I figli sono affidati a un esercito di baby sitter,
o peggio alla baby sitter di tutte le baby sitter che è la televisione.
I genitori non hanno tempo di stare con i bambini e si difendono
cercando di dare loro un tempo-“qualità”, ma i bambini hanno
bisogno di tempo-quantità. Hanno bisogno di essere riconosciuti
passo dopo passo, disegno dopo disegno, domanda dopo domanda.
Non basta fare quattro week end giocosi per avere una relazione
con i figli. E se non si ha questo tempo, dobbiamo rassegnarci
a avere dei figli in cui le mappe emotive e cognitive non si
formano. Queste mappe però sono fondamentali perché diventano
la modalità con cui si fa esperienza, se le mappe non sono formate
questa esperienza avviene a caso e non viene mai del tutto elaborata.
La
scuola potrebbe rimediare a questa mancanza?
Per quanto riguarda la scuola, bisognerebbe che i professori,
oltre a sapere la loro materia, fossero anche in grado di comunicarla
e di affascinare. Perché l’apprendimento, lo dice Platone, avviene
per via erotica. Noi stessi abbiamo studiato volentieri le materie
dei professori di cui eravamo innamorati e abbiamo tralasciato
quelli di cui non avevamo alcun interesse. A scuola è importante
saper appassionare perché gli adolescenti vivono l’età per cui
l’unica cosa che conta è l’amore, e se gli adolescenti si occupano
dell’amore bisogna andare là a cercarli. Attirarli a livello
emotivo significa trovare la breccia per passare poi al livello
intellettuale. Se invece si scarta la dimensione emotiva, sentimentale,
affettiva allora non si arriva neppure alle loro teste.
Se
le mappe non sono si sono costituite, cosa può succedere?
Se le mappe emotive non si formano abbiamo un rapporto
squilibrato, una risonanza emotiva inadeguata rispetto agli
eventi da affrontare. Prendiamo un esempio tra i casi patologici
degli ultimi anni. Il giorno in cui Erika e Omar uccisero la
madre e il fratellino, si recarono, come ogni giorno, a bere
la birra al bar del quartiere. Questa reazione è la conseguenza
della mancata presenza di mappe emotive e di risonanza di quanto
accaduto. Mancanza che non ha consentito loro di riconoscere
la differenza tra bene e male. Il filosofo Immanuel Kant diceva
che la definizione di bene e male possiamo anche non definirla
perché ognuno la comprende e la sente da sé. Usa proprio la
parola sentire, e se la differenza tra bene e male non si sente
e non si percepisce rischiamo che un ragazzo non capisca la
differenza che c’è tra corteggiare una ragazza o stuprarla,
o tra discutere con il professore e prenderlo a calci. Non sentire
più la differenza tra bene e male, tra il giusto e l’ingiusto,
tra ciò che grave e ciò che non lo è, denota una mappa emotiva
non costituita.
Che
soluzione bisognerebbe adottare?
Non penso che tutto sia riparabile. Se i figli non sono
stati curati e seguiti nel modo giusto diventaranno degli handicappati
psichici, soffriranno di psicopatia, la psiche non registra,
non ha una risonanza emotiva rispetto alle azioni che si compiono
agli eventi a cui assiste. Quante volte di fronte ad una persona
per terra si è indifferenti? Questa è una psicopatia ovvero
un’apatia della psiche che non registra il caso, la situazione.
Si possono picchiare i neri, i Rom perché tanto non c’è la percezione
che l’altro è simile, è una persona come te, anche questa è
una forma di psicopatia. Viviamo in una società ricca e non
più povera e semplice come una volta, dove il confine tra bene
e male, il permesso e il proibito era ben segnalato. Oggi tutto
è permesso, la società è opulenta e abbondante, i bambini ricevono
una quantità di regali, anche quelli che non desiderano. Si
estingue addirittura il desiderio perché i bambini vengono gratificati
prima ancora di desiderare. E questi, purtroppo, sono processi
che allenano l’apatia della psiche.
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